Poesie (ex) applicazione Dantebus


Ciao a tutti! 

Dato che la mia applicazione con la Dantebus, dopo un anno, è scaduta... Vi lascio questa pagina del mio blog con tutte le mie poesie inedite! Così che possiate leggerle tutti, commentarle, citarle... E che dire, buona lettura!!!

POESIE 

Ma respiri

Immagini già lette,

parole già designate

su nuvole di panna

e veli spogli in fuga.

In uno scenario già illustrato

non reggono novità

ma tutto si ricrea e

con lo scivolare di questo pianto,

assume sfumature nuove.

E regge, ignaro, istantanee

che narrano di te, lettore,

che non esisti

ma respiri.

Tra grovigli sfilacciati

Angoli di stanze,

sprazzi di luce

dipinte da colori

sino ad essere mille,

e lenzuola calde

in memorie di sogni

poi dimenticati,

scordati,

ma dalle voglie ben strette.

Così l'animo costruiva l'oggi

e il suo cuore attendeva il domani,

tra grovigli sfilacciati

e gesti lenti.

Quel fiore

Ruvido e prezioso

il tocco di quel petalo,

che ogni mattino attendeva

il sole, e la sera

la luna,

amando e contemplando il giorno,

le ore in cui si godeva

quel calore e quel senso

di vento, d'affronto,

di dolcezza e calma,

quello in cui il lembo

ad ammorbidirsi,

i cristalli a coronarlo,

quel fiore

quasi sorrideva.

Focolaio

Immobili i pensieri

mentre il cuore rimbalza,

dinnanzi a un vociferare,

a un continuo confrontarsi,

ridere, giocare,

con rumori che quella conca

onorava, ampliandone il suono.

Così inizia una riflessione,

dinnanzi a lui, storie:

riflessi infiammati

a coccolare sensazioni.

Con corpo e anima

Come fa un collezionista con gli amori,

le parole rotolarono e si persero

in oggetti sparsi, in una stanza

piena di una vita,

carica di emozioni legati

alla consistenza dei cuscini

che mai mutarono.

Lo stesso fecero i piatti

quelli decorati, in ceramica,

gli stessi che illustravano città

e fogli, con luoghi a destinarsi.

Viaggiava così, con corpo ed anima

e si lasciava osservare così,

come i boccioli in primavera

e fotografie sulle pareti.

Giocattoli

Addentando lui riconosceva,

senza dare loro un nome,

compagni di avventure,

strutture da disintegrare,

legnetti come spade

e dadi come corridori.

I suoi grandi occhi

si spalancavano d'impatto

e lui così si ritrovava

in compagnie di lucertole senza coda,

di tegole spezzettate,

di fronte a distese d'acqua che avevano

dentro sé, anche cime innevate.

E così, anche solo chiudendoli,

quelle bellissime e colorate biglie,

lui assaggiava e giocava,

sino a quando la sua mente

lo avrebbe concesso,

sino a quando il suo animo

lo avrebbe voluto.

Senso di riposo

Tonalità rosate

riempiono un cielo grigio,

pronto a sollevarsi e crollare,

preparato da ombreggiature calde

e sguardi che fronteggiano

il saluto del giorno,

che accolgono la notte.

Serenità vissute

in contesti difficili

in cui la paura stessa teme

e le dita possano non tremare,

in realtà che l'aria contempla

ed amori finiti, altri indiscussi.

Violini si accendono

con corde fini e leggere,

accompagnati da risate in lontananza

e quel leggero senso di riposo.

In me

Sospetto

di essere inciampata

in me.

Di essermi imbattuta,

in ore pericolose

in cui il sole reggeva questi dubbi,

in simili gesti e paure,

in ricchezze e predisposizione.

Credo

di essermi rivista,

attraverso specchi distrutti

che non ritraevano più immagini.

Genesi

Brividi di sensazioni nuove,

di un giorno che arriva,

atteso e rinnegato,

di pezzi del cuore

pronti a ricrearsi

e di ritmi interminabili,

di fronte a brividi

di sensazioni nuove.

Come posso

Come posso,

spiegatemi,

non parlarvi di pioggia,

di occhi azzurri rivolti verso l'alto,

che mutano e divengono rossi

come quella luna candida,

di cieli infiniti e richieste ripetute,

come posso,

con una melodia alle orecchie

che pian piano si rivela,

come posso

non coinvolgervi in questo ritmo

puro, che mi permette di navigare,

senza zattera né remi,

su onde infuriate

e rondini ad inseguir prede.

Di quanto, ancora

Non mi ritrovo, non più,

mi sento morire

in misure non mie, strette,

che mi annodano la gola

e ne susseguono lacrime asciutte

dinnanzi a sorrisi che non ti guardano,

ma si voltano.

Ma ricordo quanto mi appartenessi,

serbo la memoria di quanto, ancora,

io ti ami.

Come non fossi ancora nata

Rieccomi a confrontarmi,

con pupille mai incontrate,

con labbra rosee che sanno

di talco e di fresco,

come fossi bambina,

come non fossi ancora nata.

Mi ripropongo, rifletto

e mi ritrovo qui,

come mai mi fossi mossa

o spostata,

e sogno

e scrivo,

chiudo gli occhi

e scrivo.

Il valore

Fronteggiami, sfidami

con quella lamina d'alluminio,

feriscimi,

sino a sanguinare.

Dai senso a questa lotta,

uccidimi e rivendica il valore,

di amicizie strappate

e fogli persi,

di epidermidi spente

ed espressioni sin ora

mai infiammate, e così

rispendi, nella capacità di vincere,

di devastare,

di prendere un cuore e cullati

della consapevolezza

che anche senza vita,

io possa rimanere d'animo puro

che ero e che tu, anche se in vita,

rimarrai solo buio.

Sono sempre io

Cambiavo colore,

tagliavo i capelli,

chiacchieravo allo specchio,

ma che dico? Ora non mi sento.

Riguardavo l'immagine, improvvisa

come acqua ghiacciata, come sale

su ferite profonde,

come abissi scorti per sbaglio

in espressioni e smorfie che

ecco, che dico? Rivivo.

Mi sveglio e muto,

ma quando appoggio questa chioma indecisa

e questo viso rotondo

segnato dal tempo,

quando cesso di pensare,

che dico? Sono sempre io.

Che danzi

Vinaccio freddo

come a sostituirsi a tramonti

imbevuti di chiaro scuro,

infinito il tatto, mescolato con il gusto.

Di palmi che si strofinano

e filamenti che si compongono,

gomitoli come pensieri,

gatti che non li inseguono più.

E allora rispondi,

bluette caldo,

che danzi,

come a simboleggiarmi l'alba,

indefinito lo sguardo

di chi replica in silenzio.

Ticchettio lento

Ticchettio di penne

mentre nella mia mente

è vaga

l'immagine che ho

di me.

Contrasti di luce,

vecchie fotografie,

attimi persi ed altri

impressi indelebili,

di ciò che ero e che

io testarda, dolce, confusa,

sono e che conduco in voi.

Ma questa penna lo sa,

udendo ciò che sta fuori

e ciò che vive, forte, dentro.

Ticchettio lento

così sospiro,

mi guardo e, dopo mille me,

ti rispondo: mi riconosco.

Ti sfioro

Non riesco

ad inquadrare

e focalizzarmi su di

te.

Ti sento, ormai mio,

ti immagino ma,

finché non mi dichiaro

rimani lontano, sfocato.

Perché t'amo

ma accettarlo è forte,

lasciare che tu lo faccia è

amaro.

Ti sfioro piena di vita,

respirandoti

più di prima

e so che t'amo,

e tutto si ricollega,

si riallaccia, ti sfioro

e tutto si frammenta,

ti percepisco, ora vicino.

Parlami senza darmi risposte

Ti prego

concedimi

nuovamente un bacio,

un gesto, uno di quelli

infiniti, uno di quelli

indicibili, uno di quelli

sparpagliati dal vento.

Ti prego

mentimi

quando ti domando di me,

quando non mi riconosci,

quando ti urlo

che non sono che sabbia

e tu, invece, neve.

Ti prego,

spiegami

di chi sono questi occhi

neri, spenti,

dimmi chi li ha costruiti,

chi li ha amati e chi

li ha distrutti.

Ti prego,

guardami

e sorridi

e parlami,

senza darmi risposte.

Nubifragi

Ammiravo

questo scendere, quando casca,

quando scivola sui tetti e

divide in sezioni il cielo.

Deboli linee davanti ad occhi

che vedono ma sono perse in pensieri,

in composizioni di storie

in cui loro hanno visto la guerra e poi,

d'un tratto, la sconfitta.

Forti le suddivisioni,

perplessità ingiuste.

Osservavo

e mentre pronunciavo

ed esponevo questo soffrire,

tutto si espandeva,

la pioggia cessava.

Di orsi e falene

Lastre di ghiaccio e,

come sempre, mi rivolgo alla natura.

Scaglie di neve ma

il freddo non mi sfiora.

Baite in lontananza

sparse su funivie,

per questo fluttuanti,

o galleggianti, illustrate.

Graffi segnati, da orsi e falene,

in luoghi diffidenti, in posti nuovi.

Immaginate come se fossi in cima,

con voglia di toccare ciò che mi sovrasta,

con il desiderio di demolire

ciò che mi devasta. 


Raccolta "Poetando"


Inchiostro

Mi lasciavo mescolare

da questo inchiostro,

nero come il buio,

impregnato di un'essenza

che decifrare dilania dentro.

Denso, come la persuasione

che solo dopo che saremo divenuti

anche noi, come esso, che a liberarci

ci perderemo.

Mi lascio convincere e, improvvisamente,

mi sento imbevuto da un senso

che la vita ti mostra

e del quale gli altri,

pieni di detriti, ti rubano,

sogghignando al buio,

a quello di questo inchiostro, del quale

oramai, non riesco a svincolarmi e,

non appena rivedo bagliori,

trasformo tutto in nero.

Vapore tondeggiante

Stralci di cielo

mi rivelano l'alba

che finisco per finir dentro, che rivivo

fervidamente dentro questo corpo

fisico mi dona espressione

e colorito,

e pesante, mi tiene fermo qui.

Capita di scontrarmi con vapore tondeggiante

che pare, immobile,

volermi confessare una parola nuova,

che io rapisco a questo cielo

dai tratti indefiniti, dal tempo indubbio,

conscio di un'immensità che

adesso, sento.

Giungle di emozioni

Giungono fino a me

giungle di emozioni,

filtrano dentro questo tessuto

rivelatosi al tutto,

e lo completano, deformano, definiscono,

sino a modificarlo,

sino a renderlo come dovrebbe essere,

sino a quando, mi sento

me stesso.

A pois neri

Coccinelle rosse

si posano su petali gialli,

simili a lenzuola

e mi lasciano chiudere la mente

zampettando, instabili,

su ricordi di montagna

e su quelli di un amore,

che la morte non ha indebolito,

che quel senso distorto di fine

non è riuscito ad appianare,

perché immenso ed indelebile,

in questo mio essere sino all'osso,

in queste parole, ora corpose,

note dall'immagine di coccinelle

del colore del sole, che si lasciano

trasportare dall'aria

e prendono il volo.

Arte

C'è dell'ingegno,

devo dirlo, devo ammetterlo,

dietro a passioni, a volte represse,

a volte celate ed altre esposte,

c'è una mente che elabora,

in tempi stretti o troppo elevati,

opere, che divengono arte,

immagini che divengono riflessi,

parole che divengono fiumi

infiniti, mai sazi,

ma devo dirlo, devo ammetterlo,

io l'ho visto un individuo,

una volta, in passato,

che scriveva e non riuscì,

ammirando la sua energia,

ad interromperlo, né ad ignorarlo,

perché vidi ingegno, ma non solo:

vidi vita, vidi fatica, vidi determinazione,

vidi me, vidi amore.

E dammi un nome

Riempimi di gesti

mai concessi a questi anni

perplessi, presuntuosi, insicuri.

Riempimi e trasmettimi

con amore e dolcezza,

istanti di cui narrare

e racconti da stendere

su sorrisi silenziati,

da proteggere, dentro ed urla

che non voglio ascoltare.

Rendi privo di me

questo recipiente vuoto

e dagli un nome.

Riempimi e dammi un nome.

E così all'infinito

Come dipinti maestosi

di Muse e Tiranni,

di fiori e busti

che non si completano

(e così all'infinito),

io respiravo tra varchi rocciosi

e ciottoli, a spartirsi il vivere

con filmanti verdi, nuovi e

fiori.

Odore di mare nel cielo azzurro

che in pace udiva il canto

semplice e deciso

di bambini e coperte

distese sul prato,

a formare strofe

(e così all'infinito).

Per il resto

Mi sconvolgevo

in scenari nuovi

e pensieri che in realtà

levigavano pareti già lavorate.

Fogli spiegazzati che

si liberavano in un canto

e sembravano poter scorgere

speranze, palpiti e concedersi

a un senso che veniva sconvolto,

capovolto e rigenerato, così

e per il resto era amore.

Costellazioni di noi

Mi sfioravi con il colore

che solo le cascate assumono

al contatto con striature e rocce,

donandomi quella luce

che solo il sole riesca a ricreare

gettandosi sulle montagne

e specchiandosi su acque

che avranno il sapore di rugiada,

pieni di ricordi di vita.

Mi sussurravi tra tramonti e nuvole

e mi donavi lezioni nuove,

riuscivi a somigliare a voragini

ma colorate,

era un insieme di note

mai stonate.

Mi dicevi di continuare,

con la stessa intensità delle cascate,

con l'imponenza delle Alpi,

con un nome indeciso che non sapevi dare

e rime che non mi donano, ma che mi sento in dovere di fare.

Finiva così tutto, o cominciava, innalzavo gli occhi

ed ecco: costellazioni di noi.

Sapori d'autunno

Come può,

l'animo non ricrearsi?

Purpureo prevale,

nelle sue inclinazioni leggere,

tra scrosci di foglie

che giunte alla fine dei solo sogni

si lasciano spezzare.

Il rosa ad impregnare il cielo

e poi il grigio, con nuvole gonfie e borbottanti

e scoppietti, tra le vie

con sapori caldi a riparar dal gelo.

Come si può, narrare di colore,

se esso diviene spazio e tempo,

se esso si evolve senza domandare?

Che ne sarà dei cesti color muro

e tutte le chiome color castagna,

quando si risveglierà il sole,

in quei giorni in cui scalda e accoglie,

in autunni che non si dimenticano

ma che affiancano primavere.

Libertas

Si spargono sassi

su pareti ardenti

che urlano e stridono,

imprigionate alla loro nascita.

Si elevano veli

e tutto intorno pare leggero,

dipingo cerchi per crearne un varco

mi concentro su storia e significati nascosti, innati.

Si collocano in modo disorientato

masse di concetti

e pare che queste mura possano crollare

che le porte di questa gabbia possano tornar sabbia.

È stato sparsa umanità,

a lei sono stati dati nomi di dee e di conflitti,

a lei sono stati dedicati versi e libri

e per lei, dalle labbra nascoste ma sempre calde,

si narrerà sino alla fine dei giorni

e, se mai si rivelerà, anche oltre.

La ricerco, incatenata a questa penna,

la rivedo, celata nei miei occhi:

stride in momenti come questi il suo richiamo,

ma sempre vicina, come madre,

costantemente lontana, come sposa,

mai tradita e ininterrottamente amata, a volte perduta,

ma insita in noi, fragili ma vivi.

Libertas, ti chiamo: rivelati anche oltre.

Da chicchi violacei

Gioia giunge al palato,

scorre nel bicchiere di cristallo e

veritas porta e offusca i sensi

rendendoli quasi selvaggi

ma donando leggerezza.

Accompagna sorrisi, amicizie e compagnie,

si lascia ammirare in botti ferree

decorate in vetro,

congiunge animi che stavano per ritrovarsi

e lascia andare parole, mentre lo accompagni,

mentre lo accoglie

e diviene non solo più bevanda

ma anche un momento,

bisbiglia all'orecchio e innalza studi

e mestieri ad esaminarlo,

come se avesse anima e cuore,

anche se in realtà, pare, in un certo sentore

restituirli.

Da tempi antichi ci conosce,

uomini, e noi lo delineiamo con vocaboli

come Amare,

Venere, attorcigliarsi o forza,

e ce ne serviamo, e ne beviamo,

mentre lui si colora e si cancella,

celando dispiaceri sino alla sera.

E così

È come se fossi,

così, d'improvviso,

immerso in sostanze nuove

così, come a fluttuare

in un mondo in cui

spazio e tempo svaniscono

e visi famigliari mi parlano,

muti, così come sono nati.

È come rinascere, mortes si arrende

dinnanzi a desideri e paure

che paralizzano e accendono

così, senza fretta,

incantesimi impossibili da pronunciare

ed emozioni, così, forti.

È come se fossi io stesso l'acqua che scorre,

questa casa, l'erba, le nuvole,

le pareti, queste labbra, e le mani che tremano,

così, pronte a scappare o ad afferrare qualcosa.

Dove sono? Mi domando, con sensazioni e carezze

a rendermi salvo, mentre il mio corpo riposa

e la mia anima vaga, in cerca di me.

Pensiero n11

Un continuo celarsi

e immergersi

e rammentare,

e reinventare

e divenire.

Questo era il cielo, questo era l'amore-

il dolore di un attimo, un pugno al petto-

quello di un eco -di un sorriso vero

e una risata che si rispecchiava-

e rifletteva paure ma anche sogni.

Era verde ed era grigio- era freddo- eri tu-

ed ero io, il colore del luogo,

era dei miei pensieri che si impregnava il cielo

erano gli alberi a volteggiare- e non la mia mente-

mentre tutto diveniva eternamente perfetto- e si perdeva-

divenendo frammento in me- e motivo perpetuo

di gioia continua.

Un nuovo volto

Era d'ombra

la luce che mi disorientava

perché fatta di seppia,

ma io spargevo colore per le vie.

Era di narcisi il sentiero che immaginavo

e di foglie sgretolate il cielo.

Scomparvero le nuvole, ed io fui in un quadro.

Riflesso su acque cristalline, un nuovo volto.

Raccolta poesie romantiche: Scaglie di luce

Il tuo nome

Attimi sospesi

in respiri rivelati

di tempo che scorre nelle vene

e parole che fanno tremare i vetri

e le finestre.

Lembi di terra e stralci di vita

che si aggrovigliano e, coraggiose,

si espongono ad altri, mescolandosi

in via azzardate

di amore

che avrà solo il tuo nome.

Arcobaleno di luci

Immersa tra un violaceo

che tende all'aurora

e un azzurro che si

incontra dove finisce l'universo

e che richiama foglie di

piante che sono fatte

sostanzialmente di acqua

come lacrime infinite, velate

senza, però, accumuli di tristezza,

perché quella non è concessa, qui

non si acclama il suo nome,

non in questo arcobaleno

di luci che tendono a sparpagliarsi

e riunirsi,

non in quello dei tuoi occhi

che finiscono quando si stagliano,

come onde determinate,

quasi funeste, con l'apparire

di montagne rosee e

inverni indefiniti.

In quel frangente di vita

Note lente, proiettate

su pareti rocciose

e cascate di rabbia

che sembravano lasciar andare

quasi del fumo,

così che si eleva del vapore, così che si disperda

e che, indefinibile, sfiori tutti

ma con eleganza, che in realtà, a volte, pare sconosciuta.

Non lo sono, però,

i momenti in cui,

mentre le nostre mani si

appartenevano senza arroganza,

tu ti liberavi, ti elevavi,

facevi in modo che fossero i secondi a scandirsi

e non il tempo stesso, a delinearti, né limitarti,

perché conservavi dentro di te scogliere smussate

e vapore assopito,

filamenti leggeri di vocaboli appassiti

ed alcuni nuovi, accompagnati da smorfie che

ti appartenevano,

ed io ti osservavo, in quel frangente

di vita, e ti amavo. E ti amo.

Ed io ti chiederò ancora

Cullami

senza domandarti

che parole usare,

senza cantilena

e senza saziarmi.

Proteggimi

Perché l'amore è anche questo,

non si domanda

ma io ti dico, allora, amami.

Cullami e proteggimi

ed amami sino a domani,

che sorgerà quel grumolo dorato

ed io ti chiederò ancora,

ti parlerò di tempi oramai

simili al passato,

custoditi nel cuore

e tu mi cederai il tuo,

quel tuo tempo di crescita, quelle speranze mai rivelate,

quei sogni andati in frantumi come pezzi di vetro

giganti e poi mani cicatrizzate

che ricomponevano vasi e li costruivano,

ancora più omogenei, ancora più definiti,

così che tu mi ricorderai

che l'amore è anche questo,

ma che non si chiede

e mi cullerai e mi proteggerai

come io farò con te.

Contrasti e similitudini

Lasciavo scivolare sulle dita

la sensazione soave e grigiastra

che mi riempie e mi svuota,

che mi domanda e pretende

che non ci riesce, non attende.

Infinite intuizioni

assumono sapori salmastri

e mi vieni in mente tu,

che mi riempi e mi svuoti,

che mi domandi e pretendi

che non ci riesci, non attendi.

Come quella sensazione

mi lascio accogliere, la faccio mia,

mi perdo in suoni di onde

stordite contro tempeste

e conchiglie che rimbalzano

su prati violetti

progettati su spighe di sabbia,

mi perdo in contrasti e similitudini:

e ti guardo, ed ho visto il mondo.

Perché romantico

Stralcia queste pagine,

perché non sanno narrare di noi.

Lasciale cascare, cadere, rotolare

perché romantico sei tu che sfiorisci

ed io che ti sono accanto.

Lasciale al suo silenzio,

fai che si allontanino da me e si inaspriscano,

senza gocciolare, anche se impregnate

di sillabe sbagliate, di note aggiunte

da altri, che non sanno narrare di noi.

Perché romantico è questo momento

e niente più.

Scaglie di luce

Indossavo riflessi

con la chioma

raggomitolata intorno a stoffa

ed il busto avvolto da veli

che, custodendomi, mi davano un volto

dinnanzi ad altri, che io, distratta,

lasciavo passare.

Colma la coscienza, di nozioni

che, fitte, cominciavano a possedere

chi le aveva inglobate,

e tutto si rovesciava,

e tutto appariva surreale.

Così mi spogliavo di concetti errati

e frasi che, intatte, come lusinghe nere

mi riempivano la mente

e mi concentravo su ciò che,

con pazienza e scaglie di luce,

tu, mi avevi insegnato

ad amare.

Immersivo

Contorni mordicchiati

in istanti inondati dal calore

in cui silenzio e leggerezza

si scambiavano consigli

e chiacchieravano giocosi.

Nuvole e punti fluttuanti, bianchi, impercettibili

quanto affascinanti, figli del sole,

si tuffano sulla tua pelle

e ti donavano colori nuovi, affascianti,

che suscitano sorriso e voglia di avvicinarsi a te,

e stringerti, con delicatezza:

divieni così luce contro il vetro,

vivida e meravigliosa.

Forme che non riesco a decifrare,

in tua assenza

i rumori che temo, se tu, poi, scompari

mi raffreddano fino ad assopirmi,

ma la consapevolezza che esisti,

che sei, per me, non solo luce

ma anche acqua, terra, vento, lividi

e sabbia, che sei, e questo mi basta,

mi aiuta e rianima, mi fa riemergere

perché

innocente è questo passo,

confuso e sconvolto, ma innocente,

che cerca di spiegare cosa significa,

averti, incontrarti, respirarti e,

immersivo, come quando anneghi ma

in realtà, rinasci.  

© 2020 Valerio Tucci. Viale Marconi 10, 00156 Roma
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