In questa pagina inserirò, pian piano, piccole poesie, pensieri e riflessioni... 

PENSIERI&GOCCE DI PENSIERI

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Siamo parole

disordinate,

sparpagliate su divani 

e cuscini al contrario. 

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"Mi interrogavo sulla bellezza, su quella che credi di vivere e su quella che attendi, attraverso uno sguardo, in un gesto sospeso. 

Mi interrogavo sui legami, su quelli che hanno solo un capo del filo, mentre il resto è terreno bruciato, e poco più rimane e di te più nulla.

Mi interrogavo su chi fossi io prima di incontrare te, con e senza e mi sono risposta che in realtà esistevo, solo che facevo fatica ad accettarlo. 

Mi interrogavo come facesse la gente a sopravvivere dinnanzi alla propria arroganza, come sorridesse alla vita, subito dopo aver distrutto un'anima, nel momento che segue, a un giudizio, a una critica, mentre privo di comprensione si compone la loro vita, e la tua si disfa. Ah, ma loro non lo sanno. 

Allora mi interrogavo sul senso di tutto, senza ricercare nell'universo convinzioni che non mi appartengono né mai lo faranno, e accarezzavo con le dita, ancora sudate per la fatica di questa vita, le parole, in rilievo sul muro come sculture, e risuonava in me il bisogno di capire, sapere, comprendere... 

L'umanità, intendo, mi interrogo se fosse poco più di sabbia rovente, se sapesse del sapore aspro dei lamponi mangiati dopo giorni o se, nel sorriso di pochi, potessi scorgere e, un mio riflesso, se potessi scorgere il sole e percepire, magari solo assaggiare, come da bambina, dello zucchero filato."

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E' che l'affanno che senti 

è dato da questa vita. 

Raccoglierla è faticoso, 

capirla improponibile. 

Ma dimmi, ogni tanto, 

la cogli anche tu, questa luce? 

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Mi piaceva, gettarmi all'indietro, con un'impercettibile spinta, sotto l'acqua del mare: inarcavo la schiena e poi risalivo, con una scioltezza che non pareva mia, con un'eleganza che ricercavo. Mi pareva di udire suoni nuovi, confusi, in continuo mutamento, ma melodici; era come se i pensieri potessero fluttuare, lì, a circondarmi, in un tempo nuovo, in uno spazio indefinito di vita.  La parte più bella però, è quando ricominciavo a respirare, quando, tornando su, toglievo le mani dal naso e reclamavo l'aria e lei c'era. 

Era proprio come si fa con il dolore, forse più gentile, forse differente per voluntas, forse meno lesivo. Ma si, in fondo, mi ricordava molto quello.

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Aveva quell'espressione tipica di chi ha sofferto moltissimo e si è arreso. Sì, perché al malessere, ad un certo punto, chini la testa. Il problema è che lei ti schiaccia senza pietà, e di te rimangono cocci taglienti, che solo poche mani, coscienti che sanguineranno, avranno il coraggio di raccogliere. 

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Ti prego, restituiscimi, quella promessa che è stata lasciata al tempo, quella che, fermandosi in questo nostro istante, sembra voler svanire via, ma che in realtà, fa parte di noi, della nostra pelle. Ricordami che è nostra, che non ti appartiene ma che ci appartiene, che si rinnova e che sopravvive, anche al vento più forte, che è capace di respingere le onde, che si poggia, ogni tanto, sugli spogli a riposare. Ti prego, restituiscimi la bellezza di certi istanti, di quando mi guardi e io mi scorgo, per capire se sorridi, di quanto la sera, immerso in mille pensieri non mi ascolti più, ma che se allungo la mano, tu la prendi e la accarezzi con la tua. Ti prego, lascia che piova senza rimanerne scosso, e restituiscimi la promessa di amarci. 

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"Capita di sentirsi indifesi, a volte indifferenti, a volte diffidati.

Si diviene quasi aggettivi dinnanzi a situazioni che non sanno di essere vere e si viene demoliti quando queste cadono, impercettibilmente.

Si è eleganti immersi in fiocchi e acconciature meravigliose, ma quando si possiede il gelo dentro, tutto diviene come neve. 

E quando si conserva il cielo dentro, tutto diviene luce."

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"Ci sono anime collegate. Che sia da un filo che da un desiderio non saprei dirvelo. So che si percepiscono, pienamente. Che si sentono, come fossero uguali. Che sono piene, solo quando sono insieme. Ci sono attimi indelebili tra loro, nozioni di tempo indiscutibili. Ci sono, esistono e solo loro sopravviveranno a questo enorme caos"

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Mi pesa, questo silenzio.

Mi frastuona le orecchie e rende nullo, mi richiama a tuffi di caffè non ancora macinati per bene o a quelli che non si sono realizzati, così da non lasciarmi bere quel liquido amaro, intenso, effimero.

Mi pesa e rivedo attimi della mia vita passarmi dinnanzi agli occhi ancora chiusi, velocemente, come se fossi su un treno e potessi percepire il paesaggio che si sposta, che viene risucchiato all'indietro per poi fermarsi di colpo. 

Lo odio, questo silenzio, mi ricorda quanti errori ho fatto e quante occasioni ho perduto. Lo detesto, mi riempie le orecchie e rende nullo, perché mi riporta a te, a tutte quelle cose non dette, a quegli attimi persi in rancore e rabbia a rodermi dentro, finché non ti ho persa. Non riesco a sopportarlo, ti prego, parlami, fallo cessare: mi richiama sempre a tuffi di caffè non ancora macinati per bene o a quelli che non si sono realizzati, così da non farmi bere, ancora una volta, quel liquido amaro, intenso ed effimero, che tu ogni mattina, sorseggiavi. 

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Dialogo tra l'artista e il suo collega 


"Per un momento, guardando, quest'immagine, mi parve che questa fanciulla fosse quasi inghiottita da questo cancello!""

"E' una scelta stilistica, la mette in risalto."

"Con tutto quel nero ferreo e freddo?"

"Cosa dovremmo scorgerci ancora?"

"A me pare incatenata dalla sua bellezza, decorata come un dipinto ma troppo vivida per essere statica!"

"Non gradisce lo scatto?"

"Al contrario! Le sue catene possono essere disfatte e ricomposte a suo piacimenti in quanto in lei, e questo la rende libera. Cos'è la fotografia dopotutto, mio caro Lord?"

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Un continuo celarsi 

e immergersi

e rammentare, 

e reinventare 

e divenire.

Questo era il cielo, questo era l'amore-

il dolore di un attimo, un pugno al petto-

quello di un eco -di un sorriso vero 

e una risata che si rispecchiava-

e rifletteva paure ma anche sogni.

Era verde ed era grigio- era freddo- eri tu- 

ed ero io, il colore del luogo, 

era dei miei pensieri che si impregnava il cielo

erano gli alberi a volteggiare- e non la mia mente-

mentre tutto diveniva eternamente perfetto- e si perdeva-

divenendo frammento in me- e motivo perpetuo

di gioia continua. 

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"E credo che in fondo mi possa bastare: un caro compagno a cui scrivere, un uomo da amare sebbene lontano, una madre che mi attende e il mio cuore sempre alla ricerca di un sussulto.
E credo che in fondo non sia così male, vestire la propria misura, avere i capelli spettinati e riflettersi, ogni tanto, nei propri occhi e nel proprio giudizio.
Credo e spero mi basti, l'attesa di un bacio, uno schiaffo in piena notte, il volo di una farfalla, il suo ultimo, e questa tempesta incompresa.
Credo e spero mi basti, in fondo, esserci, sbagliare, sperimentare, precipitare, cadere nel vuoto, sollevarmi, ergermi fino a volare e attendere mentre sono attesa. E se anche nessuno ci fosse dall'altra parte, so che le mie consapevole mi porteranno altrove, so che saranno i miei sogni a guidarmi." 

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E' Sabbia ciò che contengono le mie mani, ma io non conosco il tempo, e quindi non son clessidra. 

E' d'acciaio il sapore tra i denti, come stessi perdendo sangue, ma non sono mortale e quindi questo destino non mi spetta. 

E' rancore che circola tra gli animi di queste mura, eppure a me pareva di aver sparso solo inchiostro. Ma non sono io a governare, quindi non son sovrano, né clessidra né destino che mi spetti, per una fine da mortale.

E' di lana la berretta che mi hai donato, ed è forse calore quello che ho provato nel sentirti scivolare via da questa realtà, anche se credevo sarebbe stato diverso quando ci pensavo: per me è stato come ardere e finire. E' terminato il mio essere, qualunque spazio io abbia percorso si è annullato e si è concluso con quel tuo ultimo flebile respiro. La mia massa, persino, è diminuita, e tu sei scomparso. E non sono guerriera, quindi non ti vendicherò, so solo che posso ricordarti per ciò che sei stato, prima di conoscere il tempo, il rancore e la morte.

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14

Stringiti e disponiti di consapevolezze che fan tremare il cuore. Accogli il calore, che poi farà freddo, perché sarà il fumo a dominare su tetti scomposti e il disordine, su quella tua chioma sempre composta ma incapace di parlare. Guardati, come sei meravigliosa, dama dalle labbra screpolate e minuscole, occhi sgranati e assonnati, perché pesa questa esistenza, ma tu sei regina di un regno che sai non esistere, ma lo sostieni. 

E' nel tuo essere che si crea e dispone la realtà, quella visione che ti appartiene e sono cristalli a illuminarla, sconfitte a renderla sempre più incline al blu. Svestiti di convinzioni, che quelle ti stanno strette e colorati di nulla, che a volte serve. Ecco, ed adesso, guardati e riempiti di nuovi sospiri, cogli sorrisi e custodiscili in quel regno che, proprio adesso, pare possa prendere forma.

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15

Peduncolo, sconfiggimi.

Piega me alla tua volontà

e rendimi libero con catene di fiori, 

recupera la primavera che possedevo 

anche se vivo in camere buie, tu cercami 

e trovati per poi comprendermi, 

assumi la mia voce ed io sarò aggrazziata 

e sgretola petali perfetti per tuo volere 

che io sarò forte.

Peduncolo, non smettere di crescere

e divieni la nascita

di me, che non ho saputo scorgerti 

tra la bellezza dell'insieme 

anche se eri tu a dominare

ma è così similare l'indole 

che ho lasciato che la mia immagine

scivolasse con la tua. 

© 2020 Valerio Tucci. Viale Marconi 10, 00156 Roma
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